
Chi lo riconosce?

Si tratta di Richard O’ Hull, l’inventore della più nota Cella di Hull.
Correva l’anno 1935 quando Richard in forza alla R. O Hull (successivamente RohCo, ceduta negli anni ’50 a Lubrizol Corporation, fusa in McGean RohCo Inc, per essere definitivamente assorbita negli anni ’90 da Atotech), nota per la commercializzazione di inibitori della corrosione per l’industria chimica e petrolifera, realizzò che questi additivi potevano essere utilizzati anche nei processi galvanici.
Negli anni seguenti si accorse di quanto, nell’elettrodeposizione, fosse complesso prevedere come le variazioni nella densità di corrente influenzassero la qualità e l’uniformità del rivestimento.
Richard lo sapeva!
Nel 1939 brevettò la Cella che tuttora porta il suo nome e che rappresenta, in sintesi, un impianto galvanico in miniatura.
Un contenitore a forma trapezoidale di dimensioni (anglosassoni) standard, scelte per permettere una più facile correlazione tra la cella e il volume del bagno di processo su scala industriale.
Le pareti parallele sono isolanti, sulla parete normale si alloggia l’anodo (il metallo che si vuole depositare) mentre su quella inclinata si fissa il catodo (il pannello di prova sul quale avviene l’elettrodeposizione).
Riempendo con un campione di bagno da testare (pari a 267ml) e collegando anodo e catodo alla sorgente di corrente continua per un tempo predeterminato, saremo in grado di osservare il comportamento di quella soluzione elettrolitica a diverse densità di corrente.
Il pannello di prova (anch’esso di materiale e dimensioni standard – 4 x 2,5 in – ovvero circa 10,2 x 6,4cm), da sinistra verso destra, riproduce l’aspetto tipico del deposito ottenuto rispettivamente ad alta, media e bassa densità di corrente.

Questo strumento ci consente, in scala, di:
→ valutare gli effetti della variazione di concentrazione degli additivi del bagno
→ determinare gli effetti sul deposito, di eventuali impurezze
→ valutare la capacità di penetrazione dei depositi
Grazie Hull!
Fonti:
Gabe, D. R. (2007). Hull and his cell. Transactions of the IMF, 85(6), 285–286. https://doi.org/10.1179/174591907X246429